CARLO NEGRONI, IL SEPOLCRO MONUMENTALE, L’UOMO, L’UMANITÀ.
Nel I recinto del Cimitero Urbano di Novara, all’arco sepolcrale numero 190, ben indicato al centro dell’arcata esterna, si trova la tomba della Famiglia Negroni, databile alla seconda metà dell’Ottocento (protocollo n. 639 del 13 maggio 1867, richiesta del capomastro Ferrario Carlo per l’arco allora numerato 59).
Eretto dai figli Carlo e Antonio in memoria di Giovanni Battista Negroni, il monumento funebre in marmo bianco e granito è caratterizzato superiormente da una lapide delimitata da una cornice a palmette, completata da una cimasa e da una croce, sotto cui si inserisce un tondo con il ritratto ad altorilievo del defunto visto di profilo, commemorato dall’epigrafe sottostante che così recita: “Qui aspetta la resurrezione e la vita/ Giovan Battista Negroni/ nato a Vigevano/ finito di lento malore/ a dì III di Marzo MDCCCXLIX/ nell’età di anni LVI/ colto e robusto ingegno/ valente giureconsulto/ giudice presso i Tribunali/ di Novara e di Torino/ regio patrocinatore a Ivrea/ addetto al Dicastero supremo/ di grazia e giustizia/ Carlo e Antonio/ posero al padre amatissimo/ questo ricordo”.
Nella parte inferiore della lapide, al di sotto di una marcata cornice, si trova incisa l’epigrafe che commemora Antonio Negroni: “Sia in benedizione la memoria/ del Sac. Antonio Negroni/ dottore in leggi e teologia/ uomo di bontà esemplare/ di molta dottrina, di rara modestia/ nato a Vigevano l’VIII di aprile MDCCCXXXI/ morto il XXV di marzo MDCCCLXXVIII/ il fratello Carlo/ solo della famiglia sopravvissuto/ dolentissimo pose”.
Di fronte alla lapide, all’ingresso dell’arco sepolcrale, sotto la volta della campata, si trova invece la statua in marmo a tutto tondo di Giuseppina Roncalli Negroni, madre di Carlo e Antonio, collocata su un alto basamento a base rettangolare che riproduce nelle forme un tempietto sepolcrale, con timpani aggettanti con palmette angolari e decorazioni diverse su ogni lato. Realizzata dallo scultore milanese Giuseppe Cassano nel 1867, la statua raffigura la donna in posizione inginocchiata, con le mani giunte in atteggiamento di preghiera, avvolta in un ampio mantello morbidamente panneggiato che copre le semplici vesti. Oltre al nome, l’iscrizione riporta questi versi: “Anima cara e benedetta/ modello di ogni virtù/ deh prega in cielo davanti a Dio/ come sempre in terra hai pregato/ per la felicità dei tuoi figli/ che tanto amasti/ e che ti amarono tanto”.
Completano il monumento funebre, ai lati della lapide, due statue marmoree a tutto tondo che raffigurano Carlo Negroni e la moglie Giovannina Bellotti, collocate su un basamento a pianta quadrata leggermente disassato rispetto alla parete di fondo, con incisioni frontali e laterali. Sul basamento della statua di Carlo è riportata l’iscrizione commemorativa da lui stesso composta prima di morire: “Carlo Negroni giurista/ Deputato al Parlamento/ Senatore del Regno/ Consigliere e Sindaco/ della Città/ Consigliere e Deputato della Provincia/ per la Sanità/ e l’Istruzione/ Presidente del Collegio Caccia/ Amministratore dei Pii Istituti/ Cooperò alla preparazione/ del Codice Civile/ amò la religione/ la giustizia e le buone lettere”, mentre il testo laterale è molto più breve e sintetico e riporta semplicemente i dati anagrafici (Nato a Vigevano/ il XXVIII di giugno MDCCCXIX/ morì il XV di gennaio MDCCCLXXXXVI/ a Novara/ sia pace all’anima sua). Collocato su un supporto di forma irreolare, l’illustre novarese è raffigurato in abito togato, a perenne memoria della sua professione: la mano destra impugna e stringe al petto un codice di leggi, a cui ha dedicato l’intera sua esistenza, mentre la mano sinistra tiene la stoffa della toga, sollevandone l’orlo fino alla vita, come si vede nelle antiche statue romane raffiguranti personai togati. Lo sguardo è vigile e fiero, rivolto verso l’osservatore, quasi intimidito dall’imponenza – non tanto fisica quanto morale – della figura che ha di fronte.
Il basamento della statua della moglie, appoggiata su un supporto circolare, presenta anch’esso due incisioni: frontalmente ci sono dolenti parole di commiato – “Giovannina Bellotti/ consorte/ all’Avv. Carlo Negroni/ donna di mente eletta/ tutta amore per la famiglia/ tutta cuore per i poveri/ visse anni XLIII/ morì il XII di aosto/ del MDCCCLXXII” – mentre sul lato destro del basamento si legge “Il marito/ senza fine addolorato/ le fece/ questo monumento/ di superstite affetto”. La donna, raffigurata a capo coperto, indossa un semplice abito dal morbido panneggio con una cintura in vita, e porta la mano destra al petto, dove la appoggia ad una catena con la croce; il braccio destro sorregge una lunga stola che scende, passando dietro la schiena, a velare il braccio sinistro appoggiato leggermente sul fianco.
Presso l’Archivo del Cimitero di Novara esiste una significativa documentazione di questa tomba: oltre ai testi in bella calligrafia delle iscrizioni dedicate al padre Giovanni Battista, al fratello Antonio ed alla moglie Giovannina, esiste un disegno a penna su carta, realizzato da Ercole Marietti e datato 1877, che riproduce la parete di fondo dell’arco sepolcrale, necessario per richiedere il permesso di decorare la tomba avanzato dal Negroni il 5 giugno 1878. Interessante notare che le statue dei due coniugi sono collocate in maniera invertita rispetto alla loro posizione attuale: la statua della moglie Giovannina poteva già essere in corso di realizzazione all’epoca del rilievo, in quanto scolpita dallo scultore milanese Cesare Bazzoni presumibilmente a ridosso del momento della richiesta della decorazione della tomba nel 1878.
Qualche settimana dopo la morte del senatore, nella seduta del 28 febbraio 1896, il Consiglio Comunale delibera di trasportare il monumento di Negroni fatto scolpire dallo scultore di origine valsesiana Giacomo Ginotti – talentuoso allievo di Vincenzo Vela, Giovanni Albertoni ed Odoardo Tabacchi all’Accademia Albertina di Torino – dalla casa di Porta Milano al cimitero urbano sulla tomba di famiglia, invitando lo scultore stesso ad occuparsi di tale movimentazione. Il 27 giugno il Ginotti comunica che sarà disponibile per il trasporto della statua Negroni il giorno 2 luglio, e si raccomanda di poter avere a disposizione uno scalpellino e un falegname per metterla nella cassa. Il costo della sua prestazione è di 100 lire, comprensive di viaggio andata e ritorno da Torino e di pernottamento a Novara “…dovendosi anche cambiare di posto la statua della Signora Negroni”. Era infatti necessario non solo fare in modo che le due statue si guardassero e volgessero lo sguardo frontalmente nella stessa direzione, ma anche rispettare le volontà testamentarie di Carlo, che voleva la propria statuta “collocata nella base che già esiste dirimpetto a quella dell’amata mia moglie”. Il 22 settembre 1896 vengono specificate le spese per il trasposto e per la pulitura del monumento – al muratore Ferrario Pasquale spettano 100,95 lire e ai marmisti Scrivani Carlo e Zara Angelo 240 lire – che, unitamente alle 100 già anticipate al Ginotti, ammontano a 440,95 lire totali, che il Consiglio delibera di prelevare dal fondo Negroni.
Interessata da interventi parziali di ripristino e di recupero nel 1915, nel 1942, nel 1952, nel 1959, nel 1965/66, la Tomba Negroni è stata riportata all’originario splendore con un restauro conservativo nel 2016, auspicato già alla fine degli anni Settanta del Novecento e ripetutamente sollecitato negli anni Novanta.
IL SEPOLCRO NEGRONI: PRIMA E DOPO IL RESTAURO.
Testi: Francesca Bergamaschi
Immagini fotografiche: Camillo Balossini ed Antonio Poggi Steffanina
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