LA VITA E LO SPIRITO. UGO FERRANDI. GEOGRAFO. ESPLORATORE. COLONIALISTA.
Appartenente ad un’agiata famiglia di proprietari terrieri, Ugo Ferrandi, geografo, esploratore, colonialista, nasce a Novara il 6 gennaio 1852 da Giacomo e Francesca Ferrandi, cugini di primo grado. La madre morì l’anno successivo al parto e così il piccolo Ugo viene affidato prima alle cure del padre e poi, insieme con la sorella maggiore di due anni Olimpia, alle cure dei nonni paterni Dionigi Ferrandi e Anna Zanotti.
Iniziati gli studi classici presso il Collegio Nazionale di Novara ben presto rivela la propria indole avventurosa:
Avendo saputo che da Genova una nave si apprestava a partire per terre lontane,fugge dal collegio e riesce a raggiungere il capoluogo ligure; riportato a Novara, trova il modo di evadere qualche altra volta dallo stesso Collegio per brevi escursioni nei dintorni, che egli stesso ricorderà frequentemente in età avanzata.
Da Anna Maria Gavello, Ugo Ferrandi esploratore novarese, Tipografia La Cupola, Novara, pp. 20/21
Conseguita la licenza liceale, si iscrive all’Istituto Nautico di Genova e diventa capitano di lungo corso a soli 22 anni. Giovanissimo si imbarca a bordo di un veliero mercantile diretto verso il Mar Rosso in qualità di semplice mozzo. Poco dopo acquisisce la patente di capitano. Sappiamo che nel 1875 trasferisce la sua residenza a Genova. Se si esclude qualche vaga indicazione di alcuni suoi viaggi su navi mercantili nel Mar Rosso e nel Pacifico, nell’Atlantico meridionale e nel Nord America, non abbiamo più sue notizie fino al 1886, quando parte alla volta dell’Africa: lasciata l’uniforme del marinaio, diventa agente nella Casa Bienenfeld, che ha le sue sedi in Aden e nell’Harar. Si stabilisce così lungo la costa somala, impegnato in commerci costieri a Mogadiscio ed in Arabia.
Durante i suoi viaggi e le lunghe permanenze nei paesi africani, a contatto con disagi di ogni genere, costretto ad affrontare giornalmente fatiche snervanti, si troverà spesso avvantaggiato dal suo fisico molto resistente, capace di reagire facilmente ai malanni, anche per il semplicissimo regime alimentare che riuscirà sempre ad imporsi: pasti poco abbondanti, poco vino, nessuna concessione all’alcool.
Anche durante i suoi soggiorni in patria si abituerà a sopportare la sete, in modo tale da soffrire raramente l’arsura durante i suoi viaggi.
[…] Con uguale costanza seppe sopportare il dolore: si racconta che, dovendo subire un intervento operatorio molto doloroso, non volle essere anestetizzato, ma, col solo ausilio della pipa, decise di seguire, cosciente, lo svolgersi dell’operazione.
Da Anna Maria Gavello, Ugo Ferrandi esploratore novarese, Tipografia La Cupola, Novara, p. 21
Partecipa con Vincenzo Filonardi alle prime azioni italiane negli scali del Benadir e, in seguito alla spedizione del generale Alessandro Asinari di San Marzano volta a vendicare l’eccidio di Dogali; lascia la Somalia per l’Eritrea, dove lavora come consigliere e corrispondente di diversi giornali e dove rimane fino al maggio del 1888, quando le truppe italiane rientrano ed il governo della colonia passa al generale Baldissera.
Nel febbraio del 1889 lavora nell’Harar da dove invia informazioni sulle condizioni del paese, da poco occupato dagli Scioani, alla Società d’Esplorazione Commerciale di Milano che gli affida il compito di effettuare ripetuti viaggi di conoscenza della costa somala allo scopo di offrire le conoscenze necessarie per una futura penetrazione politica ed economica nell’interno della Somalia e stabilire buone relazioni commerciali con i capi locali per aprire nuovi mercati. Così Ugo Ferrandi percorre per ben tre volte, tra il 1886 ed il 1889, la zona compresa tra Zeila ed Harrar, una direttrice di vitale importanza per i rapporti commerciali tra la costa e l’interno della Somalia.
Nel 1890 ottiene l’incarico dalla Società di esplorazione commerciale in Africa di Milano di esplorare il corso del Giuba e dell’Omo, a sostegno della penetrazione coloniale italiana in quei territori.
Superata la malattia che gli provoca la paralisi al braccio destro, Ugo Ferrandi nell’ottobre 1893 viene assunto come agente mandatario dalla Compagnia italiana per la Somalia “Vincenzo Filonardi”, amministratrice del Benadir per conto del governo italiano: Ferrandi deve controllare il funzionamento della dogana e coadiuvare le autorità locali nell’amministrazione della giustizia. Viene inviato, tra la fine di maggio e l’inizio di giugno del 1895, nella zona della foce del Giuba.
Alla fine del 1915 ha l’incarico, aggregandosi alla seconda spedizione di Bottego, di fondare la stazione commerciale a Lugh, a 300 km dalla costa, in un’area assai importante per la sua posizione geografica e strategica, luogo di scambio tra le regioni dell’Impero etiopico e la Somalia meridionale e dove affluiscono i ricchi prodotti naturali dei Gherra, dei Sidama, degli Arussi e soprattutto dei Borana inviati alla volta dei porti del Benadir. La spedizione dei Bottego prosegue oltre Lugh, mentre Ferrandi vi si ferma con lo scopo di organizzarne la difesa militare e di sviluppare ulteriormente i commerci pacificando le diverse tribù. Nell’aprile 1897 Ferrandi viene sostituito da un funzionario arabo, Said Mohamed ben Sef, fratello del “wali” (governatore) di Brava, ma non lascia la città, sottoposta nel dicembre del 1896 agli assalti delle truppe abissine rilanciate dalla vittoria di Adua. Il 25 luglio 1898 riceve dal governo italiano una medaglia d’argento al valore militare per la sua eroica difesa di Lugh!
Torna in Eritrea, dopo un breve soggiorno novarese, nel giugno 1901: viene incaricato dal governo italiano, in virtù della sua esperienza nei territori e tra le popolazioni della Tripolitania settentrionale, di esaminare le condizioni delle stazioni di Uarscheik e di Itala, di rilevarne i presidi in previsione di un nuovo attacco del Mullah Muhammad ibn Abdallah ibn Hasan, che ha solennemente proclamato la guerra santa contro i cristiani.
Nel 1907 supporta Gustavo Chiesi accompagnandolo lungo i percorsi già segnati da lui nel 1895 e, conclusa la spedizione, rimane in Somalia al comando della stazione di Bardera, dove nel 1908 prende parte ad una spedizione contro gli Agiuran: presa e fucilata la scorta comandata dal tenente Testafochi, Ferrandi fa incendiare alcuni villaggi, ottenendo così la sottomissione dei capi delle tribù.
Nel 1910 si offre di esplorare una vasta regione compresa tra Buracabo e Lugh: facendo affidamento sulle relazioni amichevoli da lui intrecciate con alcuni capi indigeni, Ferrandi parte accompagnato solo da una esigua scorta e fa ritorno senza avere ricevuto alcuna molestia.
A Lugh ritorna nel 1910 e tre anni più tardi è nominato dal Governo residente Commissario dell’Alto Giuba ed in seguito della Somalia settentrionale (la località poi viene chiamata Lugh Ferrandi in suo onore).
Nel 1913 viene designato commissario civile di Obbia e dei Migiurtini, con sede fissa prima ad Obbia e poi ad Alula, dedicandosi allo sviluppo della cooperazione militare tra il governo di Mogadiscio ed i sultanati protetti in funzione antimullista.
Inviato per l’ultima volta in Somalia dal governo italiano nel 1923 per svolgere delle delicate trattative diplomatiche con i ras locali, approfitta di questa circostanza anche per effettuare alcuni rilievi aerei su quei territori.
Nel 1923 torna a Novara, dove muore il 25 ottobre 1928.
SCHEMI DI ALCUNI VIAGGI ESPLORATIVI DI UGO FERRANDI
Tratti da Anna Maria Gavello, Ugo Ferrandi esploratore
IL TESTAMENTO
Nel suo testamento redatto a Novara il 30 settembre 1922 Ugo Ferrandi scrive:
Tutti i miei libri, colle rispettive librerie, scaffali, che si trovano nella mia casa li lego alla Biblioteca Civica negroni della mia città.
Lego pure al Municipio di Novara, per aggiungere al Museo, tutte le raccolte etnografiche, zoologiche, le armi, che si trovano in una camera al primo piano, sulle pareti della scala, e le campane di vetro contenenti uccelli in sala o altrove nelle mie camere.
Da Anna Maria Gavello, Ugo Ferrandi esploratore novarese, Tipografia La Cupola, Novara, p. 131
La casa di Novara era sita in Via Mercato 5 e conteneva un vero e proprio patrimonio documentario etnografico e zoologico. Ugo Ferrandi, dunque, lascia alla città di Novara, la sua città, una copiosa biblioteca di circa ventimila volumi, attualmente depositata presso la Biblioteca civica Negroni, e la sua collezione di cimeli e suppellettili, provenienti dai paesi da lui visitati, e di animali da lui catturati nel corso dei suoi viaggi (altri animali si conservano nel Museo civico di storia naturale di Genova), che costituisce parte del museo etnografico, che ha sede in alcune sale del palazzo Faraggiana.
Di Ugo Ferrandi rimangono a noi due opere:
Da Lugh alla costa, pubblicata nel 1902 a Novara
Lugh, Emporio Commerciale sul Giuba, edita a Roma nel 1903 a cura e a spese della Società Geografica Italiana
CINQUE MINUTI CON MAURO FERRARA
Oltre a contenere una biblioteca africana, la più ricca che esista in Italia, superiore per il complesso di opere a quella ordinata dall’allora Ministero dell’Africa, la raccolta possiede collezioni complete dei bollettini pubblicati dalle Società geografiche e d’esplorazione, italiane e straniere. In essa si trovano pure libri di geografia, di storia delle esplorazioni, d’autori d’ogni paese, nonché testi specifici sul colonialismo e, in una eterogeneità sorprendente, anche volumi di letteratura italiana e straniera, libri del XV e XVI secolo, rubriche e volumi sulla storia dei popoli e delle religioni, enciclopedie, trattati di botanica, di zoologia, di storia naturale, di medicina, biografie, manuali pratici, atlanti e carte geografiche.
Da Enrico Marini, Ugo Ferrandi. Un Novarese in Somalia
CINQUE MINUTI CON PAOLO CIRRI
L’iscrizione si trova in via Dominioni 1/B (angolo corso Mazzini) a Novara
Venne affissa per volere della Società Storica Novarese (Cfr. http://www.ssno.it/html/ssno.htm)
UN ALTRO MONUMENTO DEDICATO AD UGO FERRANDI
Monumento di E. Tandardini dedicato a Ugo Ferrandi sito in via Giuseppe Ravizza, 5 a Novara.
Riportiamo il testo dell’iscrizione:
UGO FERRANDI
ESPLORATORE MAESTRO
DI VITA COLONIALE
*6 GENNAIO 1852
+26 OTTOBRE 1928
TEMPRATA SU TUTTI I MARI L’AUDACE GIOVINEZZA APPRO
DÒ AI LIDI SOMALI DESTINATI ALL’ITALIA E VI POSE IL FON
DAMENTO DELLA FORTUNA COLONIALE – FU SIGNORE DELL’ANI
MO DI QUELLE GENTI CHE LO CANTANO INVIATO DIVINO IN
LORO LEGGENDE – E QUANDO IL TRISTE ROGO D’ADUA PAR
VE ARDERE TUTTO IL CUORE EROICO DELLA PATRIA NE AC
COLSE LA PIÙ FULGIDA FAVILLA NEL PRODE CUORE PER DO
NARE ALLA STORIA LA PAGINA EPICA DI LUGH . . . TUTTA LA
SUA VITA FU DI GRANDI GESTE LUMINOSE D’ARDIMENTO D’AC
CORTEZZA DI PURISSIMA FEDE ITALICA – PRECURSORE AF
FERMATORE DELLA NOSTRA SICURA GRANDEZZA OLTREMARE
E – TANDARDINI SCULP – 1931 – X
Testi e ricerca immagini: Emanuela Fortuna.
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