LA VITA E LO SPIRITO. CARLO NEGRONI. COLTO ROBUSTO INGEGNO.
Tra i personaggi più noti, eclettici e poliedrici dell’Ottocento novarese, Carlo Negroni fu avvocato, amministratore di istituzioni pubbliche e private, sindaco della città, senatore del regno, cultore e appassionato di letteratura e storia. Ancora oggi, la Biblioteca Civica Negroni e l’Opera Pia Negroni per gli Asili d’Infanzia sono due importanti istituzioni – l’una culturale, l’altra formativa e socio-assistenziale – da lui fortemente volute per la sua città d’adozione.
AVVOCATO. DOCENTE. GIORNALISTA. POLITICO. POLIEDRICO.
Nato a Vigevano il 28 giugno 1819 dall’avvocato e magistrato Giovanni Battista e da Giuseppina Roncalli, Carlo arrivò a Novara perchè la professione paterna portò la famiglia a spostarsi continuamente fino all’arrivo a Novara nel 1835/1836, dove il giovane si laureò con lode in Giurisprudenza il 1 maggio 1840. Tra i docenti dell’Ateneo novarese, una particolare influenza sul giovane avvocato fu esercitata dal giurista Giacomo Giovanetti, specializzato in proprietà fondiarie rustiche e in regimi di sfruttamento delle terre irrigue, nel cui studio iniziò la paratica forense. Un’occasione irripetibile, perchè il Giovanetti era il più importante avvocato del Reno, principe del foro piemontese.
Cresciuto nell’epoca della Restaurazione, visse prima la fase dei moti risorgimentali e poi la nascita e l’affermazione dello Stato unitario, dalla fase della sua organizzazione fino all’acuta crisi degli anni Novanta dell’Ottocento. Il 29 ottobre 1849, poco dopo la morte del padre e in una città desolata dalla ferita della I Guerra d’Indipendenza e disastrata dall’occupazione militare austriaca, si unì in matrimonio con la cugina Giovannina Bellotti, figlia della zia materna, che morì prematuramente il 12 agosto 1872 a soli 43 anni, lasciandolo solo e senza discendenza. Un lutto che ha segnato profondamente la sua vita e che ha alimentato il desiderio di aiutare i bambini indigenti e in difficoltà, orfani o abbandonati, ma anche tutti coloro che erano svantaggiati, i malati, i poveri, gli anziani.
Subito dopo la laurea, Carlo Negroni si afferma sia come avvocato sia come docente di diritto e procedura civile presso l’Ateneo di Novara, dove fu dapprima ripetitore (1841-1846) e poi docente (1846-1860), finchè la Facoltà venne trasferita a Torino. Parallelamente alla pratica forense, il giovane Carlo coltiva la passione del giornalismo: da scrittore e collaboratore di alcuni periodici come i novaresi “L’Iride” e “L’Amor di patria”, “L’Eridano”, “Il Telegrafo”, il periodico genovese “L’Espero” (1841) e “Il Risorgimento di Torino” fondato da Cavour, diventa direttore delle riviste “Il Notaio” di Novara (1843-1846) e “Giurisprudenza casalese” (1858-1860), e poi condirettore de “La Vedetta”, settimanale da lui fondato nel 1859. Attraverso questa pagine, emerge a poco a poco la figura di uomo autorevole nel campo degli asili, dell’istruzione pubblica, del regime delle acque, delle ferrovie e delle vie di comunicazione, dei lavori pubblici: in merito al proseguimento della costruzione della Cupola antonelliana, esprime sempre pareri favorevoli, basati sulla profonda stima nei confronti del progettista ma anche radicati nella sua sensibilità artistico culturale e sostenuti dalla valenza di identità civica rappresentata dal monumento. Grande è l’abilità che Negroni mette in campo continuativamente per quasi vent’anni, sostenendo il proseguimento dell’ardita impresa antonelliana, riuscendo a costituire e a mantenere compatta in Consiglio Comunale una maggioranza favorevole all’ultimazione della cupola seguendo le continue modifiche richieste dall’architetto, e soprattutto disposta a assumersi gli oneri finanziari conseguenti.
Sempre negli stessi anni, a cavallo della metà del secolo, si avvicina attivamente alla sfera politica: viene eletto nel collegio di Domodossola del Parlamento Subalpino il 15 novembre 1857 (VI legislatura, dal 14 dicembre 1857 fino al 21 gennaio 1860), e nel collegio di Vigevano per il Parlamento del Regno d’Italia il 1 luglio 1860 (VII legislatura, dal 2 aprile al 17 dicembre 1860). A livello locale, già nel 1858 diventa consigliere comunale di Novara e dal 1867 al 1880 sarà consigliere della Provincia di Novara e, dal 1876 al 1879, membro della Deputazione provinciale di Novara.
PROTAGONISTA NOVARESE.
Nel 1863 acquista la casa di Porta Milano, che sarebbe stata la sua dimora fino alla morte, per poi diventare sede della Biblioteca Civica a lui intitolata. Mancata la madre nel 1867, nel 1869 il Negroni si ritira dall’attività forense per dedicarsi alla vita politica e alla comunità novarese: l’apice del suo cursus è rappresentato dalla data del 21 marzo 1878 quando accetta la carica di primo cittadino, posizione che gli era stata offerta già da tempo ritenendolo “Sindaco naturale di Novara” per le molteplici attività, capacità amministrative e conoscenze, ma da lui sempre rifiutata. Il suo mandato non durò nemmeno un anno: il 7 marzo 1879 si dimette, probabilmente per motivi personali e di salute, e forse non del tutto soddisfatto della qualità del lavoro svolto, anche a causa della scarsa fiducia nei suoi stretti collaboratori in Municipio. Durante il suo breve mandato, nelle sedute del consiglio comunale si trattò del progetto di costruzione del nuovo cimitero urbano e delle modifiche al regolamento di polizia mortuaria, di quello relativo al monumento equestre a Vittorio Emanuele II, della collocazione del busto in memoria di Fedele Brera sotto al portico del Palazzo Civico e si approvò la costruzione – lungo l’attuale baluardo Quintino Sella – dell’Indicatore delle Alpi promosso dalla sezione novarese del Cai. Iniziata con la collocazione della statua del Salvatore sulla Cupola di San Gaudenzio il 16 marzo 1878, operazione di alto valore simbolico dopo sole due settimane dall’insediamento, l’esperienza amministrativa comunale di Negroni si conclude con un’altra importante inaugurazione: il 23 marzo del 1879, poco prima delle dimissioni, presiede la cerimonia di scoprimento del monumento ossario per i caduti della battaglia del 1849 alla Bicocca, la cosiddetta “Piramide” progettata dal’architetto milanese Luigi Broggi, in occasione del 30esimo anniversario della sconfitta.
CARICHE ED AUTOREVOLEZZA SOCIALE.
Parallelamente all’impegno politico, il Negroni assume via un consistente numero di incarichi, di deleghe o presidenze di enti, fondazioni e associazioni strettamente legate alla municipalità ottenendo sempre consensi e successi: fu presidente del “Collegio “Gallarini” (1861), presidente del “Nobile Collegio Caccia” (1863-1878), presidente della Biblioteca civica di Novara (1872-1880), presidente dell’“Orfanotrofio Dominioni”, membro del Convitto Nazionale e del Consiglio provinciale scolastico di Novara (1861), membro del Consiglio di amministrazione della “Fabbrica Lapidea di San Gaudenzio” (1863), direttore dell’Ospedale Maggiore di Novara (1872-1876), direttore dell’Istituto “De Pagave” di Novara (1875-1878), membro dell’amministrazione della Società Archeologica pel Museo Patrio e della Congregazione di Carità di Novara e della Commissione per i bilanci degli enti finanziati dal Comune. Insieme a quello di altri illustri novaresi, tra cui quello dell’allora sindaco Marchese Luigi Tornielli di Borgolavezzaro, troviamo il suo nominativo tra i membri della società anonima per la fondazione della Banca Popolare di Novara (documenti del 28 maggio e 17 settembre 1871), di cui aveva già redatto lo statuto il 10 aprile del 1871. Singolare è la dichiarazione del 28 agosto di quell’anno al sindaco Tornielli in merito all’assunzione della presidenza della Banca Popolare di Novara che Negroni – definito “uomo che riesce in tutto purchè il voglia” – rifiuta perchè si ritiene “affatto sprovveduto d’abitudini e di esperienza del traffico bancario, condizioni a mio avviso indispensabili per tenere convenientemente quell’ufficio”.
ECCELLENZA LETTERARIA. PASSIONE STORICA.
A partire dal 1880 lascia gli incarichi pubblici – in una lettera del 28 ottobre di quell’anno all’amico professore Stefano Grosso dichiara “…voglio ritirarmi da tutti gli uffici pubblici, e far vita contemplativa in mezzo a’ miei libri ed a’ miei pensieri…” – e si dedica con ancor più assiduità agli studi letterari, all’ermeneutica dantesca, alla raccolta di antichi documenti e collezioni, all’edizione di rari testi, inaugurando una nuova fase della sua vita, sempre più solitaria, essendo morto nel 1878 anche il fratello minore Antonio, sacerdote e teologo. Tra il 1882 e il 1887, in collaborazione con Vincenzo Promis, cura la ristampa della “Bibbia volgare” nella rara edizione del 1 ottobre 1471, nel 1884 quella delle “Lezioni petrarchesche” di Giovanni Battista Gelli, nel 1886 de “La Commedia di Dante con commento inedito di Stefano Talice di Riscaldone” e nel 1887 delle “Letture edite e inedite di Giovanni Battista Gelli sulla Divina Commedia”, ricordando solo alcune delle più famose. A livello locale, non si possono dimeticare l’“Arringa di Francesco Petrarca ai Novaresi” stampata nel 1876 e la raccolta “Pietro Apollonio Collazio, poeta novarese” del 1877.
FILOSOFIA DEL PASSATO E DEL FUTURO.
Non mancano le commemorazioni, tra cui quella del poeta novarese Giuseppe Regaldi al Teatro Sociale il 12 marzo 1887, i discorsi pubblici, la presenza all’inaugurazione di monumenti (di cui talvolta è anche committente): nel 1864 è la volta del busto di Francesco Caccia scolpito da Costantino Baroni, nel 1874 del busto di Gian Domenico Protasi, nel 1875 di quello di Giacomo Giovanetti realizzato da Luigi Belli, nel 1885 del monumento Delucca a Gravellona Lomellina ad opera di Serafino Ramazzotti, o ancora il busto scolpito da Giuseppe Cassano per commemorare Giuseppe Regaldi (20 settembre 1887), e le sculture a perenne memoria del Maestro Coccia e di Gaudenzio De Pagave, senza dimenticare il monumento equestre a Vittorio Emanuele II e il busto di Fedele Brera, progetti elaborati durante il suo mandato amministrativo. Il Negroni riteneva la ritrattistica e la statuaria necessarie a tutelare la “memoria di ciò che è stato” nel futuro, e l’arte era uno strumento meramente didattico finalizzato alla conoscenza della storia e necessario alla conservazione della memoria identitaria della collettività: ciò che rende visibili ed eterne le qualità degli uomini ritratti travalica il tempo, e arriva inalterato fino ai posteri. Tale concezione emerge anche nel progetto della tomba di famiglia, per la quale il Negroni fa scolpire la propria statua a grandezza naturale da Giacomo Ginotti prima di morire e predispone l’epigrafe, impartendo anche precise disposizioni testamentarie per le proprie esequie.
RICONOSCIMENTI DEL PRESTIGIO.
Per i suoi meriti in campo letterario, riconosciuti a livello nazionale, venne nominato membro, tra le altre prestigiose associazioni, della Regia Deputazione di Storia Patria di Torino nel 1881, socio corrispondente dell’Accademia delle scienze di Torino dal 1 febbraio 1885, socio dell’Accademia della Crusca di Firenze dal 27 marzo 1888. In questo stesso anno, è tra i fondatori della Società Dantesca italiana (31 luglio 1888) di cui viene aperta una succursale anche a Novara, e l’anno successivo viene nominato Grand’Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia. Per volere regio il 4 dicembre del 1890 assurge al seggio senatoriale nella categoria 21, ovvero “persone che da tre anni pagano tremila lire d’imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria”, ma decide di non risiedere a Roma, se non temporaneamente in occasione del giuramento senatoriale del 13 aprile 1891. Anche i concittadini Cesare Magnani Ricotti e Raffaele Faraggiana sono eletti nella medesima tornata.
EREDITÀ SEMPITERNA.
Cagionevole di salute fin dalla giovane età, le sue condizioni peggiorano e negli ultimi anni conduce una vita ritirata, confortato dalle amorevoli cure della cugina Maddalena Pozzi. Si spegne all’età di 77 anni il 15 gennaio del 1896 nell’abitazione di Porta Milano n. 4 (oggi corso Cavallotti), alle 6 del mattino. Nella seduta del Consiglio Comunale convocata quello stesso pomeriggio alle 17 si discutono i “Provvedimenti per la morte del Senatore”: “… […] avendo il defunto disposto egli stesso per i suoi funebri non restava al Comune che di renderli più solenni colle manifestazioni della propria riconoscenza. Propone pertanto alla Giunta di sancire l’ordine impartito di onorare replicatamente ogni giorno fino al compimento dei funerali la campana maggiore di S. Gaudenzio…”. Il cordoglio della città per la sua scomparsa è molto profondo e sentito, e moltissime le manifestazioni di condoglianze che raggiungono gli eredi e le Istituzioni cittadine, sia con telegrammi sia con biglietti e lettere. Il manifesto funebre affisso il 16 gennaio così recita: “Concittadini, / ieri si è spenta fra noi una vita altamente preziosa colla morte dell’Avv. Comm. Carlo Negroni / Senatore del Regno/ Illustrazione della Foro Italiano, decoro e vanto della Curia Novarese. / Cittadino dottissimo e preclaro, per ingegno e operosità, egli chiamò erede universale delle proprie sostanze il nostro Municipio, di cui fu amministratore e Capo, disponendo che i redditi delle stesse siano destinati ad incremento della ricchissima biblioteca da lui formata e a beneficio della povera infanzia del Comune e delle sue frazioni coll’erezione di un Asilo in ciascuna di queste. L’insigne benefattore ha un titolo perenne alla pubblica riconoscenza. Onoriamo la sua memoria accompagnando il trasporto della sua salma nei solenni funerali che avranno luogo domani alle ore 10, e si dimostri in tal modo che la virtù degli estinti trova sempre omaggio nella gratitudine di chi sopravvive. / Novara, 16 gennaio 1869 / Il Sindaco / G. Fara”. Per le onoranze funebri del “compianto Negroni” il Comune spende in totale 267.50 lire, di cui 30 lire sono destinate ai “Custodi della Basilica di San Gaudenzio e per essi a Manghera Giacomo pel suono della campana maggiore per 6 volte in ragione di 5 lire caduna”; in occasione della commemorazione dei defunti del mese di novembre, invece, il Comune delibera in data 30 ottobre 1896 una spesa di 59 lire per una corona di metallo e per due ceri per il giorno dei defunti, due ceri il giorno prima e due ceri il giorno dopo.
ONORE NAZIONALE.
Interessante anche il discorso di Domenico Farini, Presidente del Senato, che nella seduta del 23 marzo 1896 così commemora Carlo Negroni: “Poiché il Senato volle per sua grazia aspettare la mia presenza, perché gli fossero comunicate le necrologie dei colleghi defunti nell’intervallo dalle ultime sedute ad oggi, così io obbedisco al doloroso incarico, procedendo alla lettura di esse./ Signori senatori!/ […]/ Il senatore Carlo Negroni fu uomo di molte lettere e di non minore sapienza giuridica. Di questa fecero testimonianza le lezioni di diritto canonico, penale e civile dettate in Novara fino all’anno 1859, mirabili per idee precise perspicuamente esposte. Parola forbita e concisa quanto acuta e rapida percezione; ragionare stringato, di che collo studio diligente e diuturno meditare aveva fatto sangue; opinamenti profferiti con tale convincimento da acquistare, anche per la proprietà del linguaggio, assiomatica evidenza, lo fecero rifulgere nel foro. Vi durò fino al 1870: primeggiò in ispecie nelle disquisizioni riflettenti le servitù e le acque; sicché fu chiamato nella Commissione che preparò il Codice civile; anzi ne dettò le norme intorno ai due difficili argomenti, con ampia lode. Eletto deputato per la VI e VII legislatura, in quella dal primo collegio di Domodossola, in questa, da Vigevano sua città natale, nonostante il breve stadio dimostrò anche in Parlamento la molta perizia. Per ventidue anni consigliere comunale, per tre sindaco, per alquanti consigliere provinciale, non vi fu civica azienda di Novara, dove appena laureato aveva preso stanza, che non si avantaggiasse della valentia e fermezza di lui, cui nulla trattenne dalle risoluzioni di pubblico interesse per quanto a qualcuno aspre e sgradite. E come, insegnando e scrivendo sul diritto ecclesiastico, aveva propugnata l’indipendenza dell’autorità civile, così amministrando la mantenne sciolta da ogni soggezione, ben distinguendo nella timorata coscienza le sopraffazioni umane dagli interessi della religione, della quale fu osservantissimo. Dopo essersi per due volte affacciato alla politica; dopo avere a lungo partecipato a tutta quanta la vita locale erasi, or sono quindici anni, ritirato pressoché da ogni cosa; forse insofferente, certo disgustato del garrito querulo che, in piccolo ambito, piglia acredine di ripicco e troppo spesso amareggia chi, senza nulla chiedere o bramare, ingegno, tempo, operosità, tutto se stesso pone in servizio di tutti. Da allora le lettere lo ebbero intiero. Rammenteranno lo scrittore purgato, l’erudito, alcuni lavori sopra Dante del quale curò, assieme ad altro dotto, per regia munificenza, l’edizione d’un testo con la traduzione del commento di Talice da Ricaldone: la stampa degli Statuti di Novara dell’abate Cerruti, e di una antica traduzione della Bibbia, le Biografie dell’abate Stoppani e di alcuni illustri novaresi, rimarranno esempi di erudizione e di buona lingua. Così giudicarono la Crusca, l’Accademia delle scienze e la Deputazione di storia patria di Torino associandoselo. La splendida biblioteca a gran prezzo raccolta, ricca di ben sessantacinque edizioni e codici del poema sacro e di duemila articoli di letteratura dantesca, pregiata per le collezioni di edizioni della Crusca, di opere dei primi secoli della lingua e di quelle di Cicerone ne tramanderà l’amore per le lettere. (Bene). Quanta carità verso i nati in umile condizione lo riscaldasse; come egli giudicasse il maggiore dei doveri essere quello di educarli e redimerli a novella vita farà in perpetuo manifesto l’atto col quale, assieme alla suppellettile letteraria, legò tutto il pingue patrimonio, accumulato colle onorate fatiche, alla città di sua elezione, affinché si istituissero asili per l’infanzia. Testamento nobilissimo con che l’uomo egregio, nostro collega dappoi il 4 dicembre 1890, chiuse la sua carriera mortale a Novara nel settantaquattresimo anno dell’età sua: pensiero civile, fiamma di affetti dalla quale si irradia una luce inestinguibile che ne rischiarò la bara e ne illuminerà il sepolcro./ (Bene)./ Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 23 marzo 1896/ [Curiosità:] cofondatore dell’Asilo di infanzia di Novara (1843). Curò la fondazione del Comitato della Croce Rossa Italiana di Novara (17 giugno 1886). Onorificenze: Cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, Commendatore dell’Ordine della Corona d’italia”.
LA BENEFICENZA OLTRE LA VITA.
All’indomani della morte del Negroni viene reso pubblico il testamento olografo segreto consegnato al notaio Costa il 25 settembre del 1890, che inserisce Carlo – uomo oculato che amministrò i propri affari costituendo un patrimonio formidabile – nella lunga tradizione novarese dei benefattori delle istituzioni di assistenza, beneficenza ed istruzione, tra i cui esponenti nel corso dell’Ottocento si annoverano Gaudenzio De Pagave, Giuseppa Tornielli Bellini e Giuseppe Omar. Nell’insieme, il patrimonio valeva 950.000 lire e ne rendeva 38.500 circa all’anno. Tra i passaggi più interessanti, le istruzioni per le esequie e i provvedimenti per l’istituzione dell’Opera Pia per gli Asili di Infanzia, che esiste ancora oggi ed è a lui intitolata, nonché per la gestione della sua ricca biblioteca privata, ospitata al primo piano della sua abitazione di corso Milano 4 , attuale sede della Biblioteca Civica Negroni. “Voglio che il mio corpo sia sepolto nella tomba di famiglia – scrive Negroni – che io feci costruire in questo campo santo e dove riposano le ceneri dei mie cari. Voglio inoltre che la mia effige sia ivi collocata nella base che già esiste dirimpetto a quella dell’amata mia moglie; per la quale effige, da scolpirsi in marmo, diedi già apposita commissione al Cav. Iacomo Ginotti, che vi sta ora lavorando e che già ebbe da me il pagamento della prima rata (lire 2.000 del prezzo concordato in lire 6.000)”. E poche righe oltre, così prosegue: “…[…] Incarico inoltre l’amministrazione della mia Opera pia per gli Asili d’Infanzia di conservare in lodevole stato la sopra detta mia tomba di famiglia con i monumenti ivi eretti, e in esse tomba avranno pur diritto di sepoltura gli amministratori dell’Opera Pia, i quali venissero a morire mentre sono in carica”.
Nella seduta del Consilio Comunale del 21 gennaio 1896, quattro giorni dopo i funerali, si stabilisce di “erigere un busto in bronzo al venerando estinto nella sala maggiore del palazzo municipale”, di “intitolare al suo nome una via della città” e “pubblicare per la stampa i discorsi principali e le principali relazioni da lui rispettivamente pronunciate e scritte sopra soggetti attinenti all’amministrazione comunale, di cui Egli fu, per tanto tempo, lustro e decoro”. Appena un mese dopo, il 28 febbraio, si individua ne “l’attuale via San Marco” la via da intitolare a Carlo Negroni, si delibera di trasportare il suo monumento funebre al Cimitero Urbano e si stabilisce di indire un concorso – che poi sarà ribandito per un vizio di forma – al fine di individuare il miglior artista per la realizzazione del busto in bronzo del “sommo filantropo”. É invece del 27 luglio 1896 la decisioen di accettare la proposta – gratuita – dell’Istituto Araldico Italiano che vuole ricordare il Negroni su “Il Calendario d’Oro”, ovvero l’annuario nobiliare diplomatico araldico di Roma.
CARLO NEGRONI “EPIGRAFISTA”.
Tra le passioni di Carlo Negroni, la scrittura ebbe di sicuro un rilievo particolare. Lasciando ad ulteriori approfondimenti i documenti personali, quelli legati alla sua professione di avvocato ed i contributi pubblicati sui periodici cittadini in forma giornalistica, merita attenzione il testo dell’iscrizione del monumento al Maestro Carlo Coccia. Morto a 90 anni il 13 aprile 1873, Carlo Coccia era novarese di adozione e a lungo aveva ricoperto le cariche di Maestro compositore e Direttore della Cappella musicale della Cattedrale e Maestro di composizione nel Civico Istituto Musicale Brera: la sua morte suscitò molto cordoglio in città, e gli venne subito intitolato il teatro comunale, ancora nelle forme precedenti a quelle oggi note. Negroni con entusiasmo accolse l’invito che il sindaco Marchese Comm. Luigi Tornielli di Borgolavezzaro rivolse alla cittadinanza il 15 aprile 1873 in occasione dei funerali dell’illustre Maestro, caduto nell’oblio e oggi immeritatamente dimenticato. Come riportato da “La Vedetta”, il settimanale di cui Carlo Negroni era condirettore, il sindaco Tornielli promosse “rendendosi interprete del voto della intera cittadinanza novarese […] una sottoscrizione pubblica allo scopo di erigere un degno monumento alla memoria di sì grande e riputato Maestro“. Nel giugno 1877 si tenne al Teatro Sociale “un’accademia in onore di lui e per il suo monumento: fu eseguita una sinfonia del celebre Maestro e vi furono recitati anche dei versi di Giorgio Imazio […]. Il bellissimo monumento, opera del famoso scultore Zeffirino Secondo Carestia di Riva Valdobbia, sorge sotto il porticato dirimpetto alla porta maggiore del Duomo, e consiste in un busto di perfetta rassomiglianza al compianto Maestro, con la seguente eloquentissima iscrizione composta dal Negroni, spirito aperto a tutte le belle e buone iniziative religiose, civili e patriottiche“:
Carlo Coccia Napoletano
Divino prediletto del divino Paisiello
Tenne con altri pochissimi
Il principato della scienza e dell’arte musicale
sulle scene drammatiche
dell’Italia, del Portogallo, dell’Inghilterra
profuse tesori di armonia.
A Torino
Eletto socio d’onore dell’Accademia filarmonica
diresse la scuola di canto.
A Novara
per XXXII anni Maestro della Cappella cattedrale
abbellì di melodie i riti sacri
e con note potenti
sollevò gli animi
alle contemplazione dei misteri celestiali.
Nell’Istituto Brera
pose i giovani allievi
dentro ai più alti segreti della musica.
Ebbe le insegne di Commendatore Mauriziano
e di Ufficiale della Corona d’Italia.
Il giorno XIII di aprile MDCCCLXXIII
per l’ultimo della sua vita di anni LXXXXI,
tutti piansero l’uomo giusto e pio
che fu una gloria nostra.
Amici e ammiratori gli fecero
questo monumento.
Oltre a questa testimonianza, Carlo Negroni scrive l’epigrafe per la sua sepoltura nella cappella funeraria di famiglia. Si tratta di un testo breve, quasi scarno, di poche ma pregnanti parole che riassumono in poco più di dieci righe l’impegno politico, civile e morale che ha caratterizzato la sue esistenza, di cui sceglie gli aspetti da mettere in evidenza:
Carlo Negroni giurista
Deputato al Parlamento
Senatore del Regno
Consigliere e Sindaco
della Città
Consigliere e Deputato della Provincia
per la Sanità
e l’Istruzione
Presidente del Collegio Caccia
Amministratore dei Pii Istituti
Cooperò alla preparazione
del Codice Civile
amò la religione
la giustizia e le buone lettere
Altro esempio pregnante è il già citato discorso in occasione della presentazione del busto di Giuseppe Regaldi, scolpito dal Cassano: “Tu colle opere egregie illustrasti la tua Novara; crescesti le sue glorie colla gloria poetica, la quale ancor le mancava, e decorasti la sua fronte anche di questa preziosissima gioia. E la tua Novara te ne rimerita, e con essa i tuoi amici, i tuoi concittadini, i tuoi discepoli, effigiandoti nel marmo, e cingendoti il crine del lauro, che fu il sospiro della tua vita e che tanto meritasti. Fa circa un mezzo secolo che Francesco Antonio Bianchini, istoriografo nostro, dettando la tua biografia, invitava i Novaresi a porre la immagine tua nel magnifico nostro foro. Ed ecco che l’invito si è compiuto; ecco le tue dilette sembianze, che rivivono sotto lo scarpello dello scultore di Pietro Micca, belle di maschia leggiadria, e atteggiate a movenze d’estro severo. Ecco che insieme e intorno a te la patria ricorda con lapidi incise il Bianchini e il Bescapé, lo Azario e il Gallarati, il Cotta e il Piotto, il Morbio e il Frascone e il Bazzoni; i quali con ricerche diligenti e con dotte carte esposero le sue antiche e nuove vicende. Quelli son degni di te, e tu di loro…”.
Testi: Francesca Bergamaschi
Immagini fotografiche: Camillo Balossini
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