LA VITA E LO SPIRITO. LUIGI ORELLI. INGEGNERE CIVILE.
Luigi Orelli, Ingegnere Civile, ha donato alla città di Novara vera abnegazione per il progresso ed amore per la bellezza.
“La Professione che dall’anno 1793 in poi ha il Ricorrente notoriamente, ed onestamente esercitato è in effetto quella d’Ingegnere Civile, ed è perciò nella med.ma che il Ricorrente implora, Sig.r Consultore e Direttore, d’essere conservato, non già per ambizione di titolo, né per amor proprio, ma unicamente per non vedersi con grave suo danno deteriorato della prima sua condizione…”
Novara lì 10 luglio 1806
ASNO, Dipartimento dell’Agogna, busta 1996
Nato il 20 settembre 1768 da Carlo Orelli e Antonia Ramelli, dal 1793 esercita la professione di Ingegnere civile e dal 30 novembre 1805 è iscritto nell’elenco dei Periti del Dipartimento dell’Agogna con la qualifica di Architetto e Agrimensore.
Vive in un periodo di grandi rivolgimenti, di rivoluzioni e di ritorni all’ordine. Novara respira la ventata rivoluzionaria francese e con decreto del 4 novembre 1800 assurge al ruolo di capoluogo del Dipartimento dell’Agogna. Nasce in quegli stessi anni il Liceo Dipartimentale dell’Agogna, in cui protagoniste sono le materie scientifiche e non più quelle umanistiche e teologiche. Insomma un liceo che doveva formare giovani atti a utilizzare il territorio per creare progresso, giovani agrimensori e botanici per sfamare una popolazione stremata e giovani medici motivati a combattere l’alta mortalità. Tra gli insegnanti troviamo anche Luigi Orelli chiamato ad insegnare Disegno, e quindi Architettura.La rivoluzione lascia ben presto il passo a Napoleone e dunque alla restaurazione del 1814. Anche il liceo cambia volto, diviene allora il Regio Collegio di Novara e ritornano i Gesuiti a reggerlo… ma Orelli rimane insegnando Geometria.
Luigi Orelli riveste un ruolo centrale non solo come insegnante ma soprattutto come ingegnere e architetto. Viene interpellato per diverse iniziative dedicate alla città… una tra le molte viene raccontata dalla Gazzetta Piemontese del 1829.
Gazzetta piemontese 1829
NOTIZIE DELLE PROVINCE.
Novara, 15 marzo.
Favoreggiata da una placida serenità di cielo, e da una mite atmosferica temperatura, venne aperta per la prima volta il giorno 1o del corrente mese in questa Città la nuova Fiera annuale, che S. M. si degnò di accordarci con Regie Patenti del 4 di marzo 1828.
Non è a dirsi quanta fosse l’affluenza del forestieri che popolarono le nostre contrade ne tre giorni della sua durata, e quanta l’operosità del commercio, spezialmente in fatto di bestie da lavoro, di che suole ogni agricoltore riprovvedersi in questa stagione. Era voto universale del nostri Concittadini, che la Sovrana con cessione fosse solennemente festeggiata; laonde questa Civica Amministrazione, seguendo l’indole benefica dell’augusto nostro Monarca, principiò dal fare una copiosa largizione di pane alle povere famiglie, e dispose quindi il gradevole spettacolo di un grandioso fuoco artifiziato, col quale nella sera dell’11 venne ricreata l’affollata popolazione, stata gradevolmente trattenuta nelle precedenti due sere col divertimento di variati e brillantissimi analoghi preludii e coll’ascensione di un luminoso globo areostatico. La macchina pirotecnica rappresentava una maestosa torre di forma ottagona dell’altezza di metri 21, elevata su grandiosa gradinata tra fiammeggianti tripodi e ben ornate piramidi. Una graziosa balaustrata la divideva in due piani, il primo de’ quali avea d’intorno alla base alcune statue simboleggianti gli eſſetti della Sovrana grazia, ed il secondo, rappresentante un magnifico tempietto d’ordine ionico moderno, mostrava effigiata nel campo di mezzo la Città di Novara in atto d’indicare alla pubblica riconoscenza il ritratto del munificente nostro Signore. Questo splendido e dignitoso disegno di felice invenzione del nostro Architetto ed Ingegnere Civico sig. Professore Luigi Orelli ottenne dall’ingegnoso sigº Negri da Varallo un incantevole risalto, così quando ci apparve quella torre illuminata dal riflesso chiarore di circostanti lucentissime fiammelle, come quando essa sfavillò da ultimo tutta raggiante di vario-colorati limpidissimi fuochi. Da questo spettacolo, al quale assistettero le Autorità, i Capi d’Ufficio ed i Maggiorenti della Città, sovr apposito palco, passò gran parte degli Spettatori ad affollare il Teatro, ove durante l’intera settimana il sig. Michele Averino fece mostra di quella maravigliosa forza, che a buon diritto gli acquistò il soprannome di Alcide. A. C.
Un luogo di Novara che è strettamente legato all’operato di Orelli è l’archivio Generale Notarile presso l’Archivio di Stato di Novara. Sue, infatti, sono le scaffalature in legno di noce che ospitano i faldoni notarili.
“Unite in un sol corpo e chiese interna ed esterna del monistero della Maddalena, vennero nell’anno 1807 trasmutate in un archivio, destinato a ricevere ed a conservare i protocolli de’ notaj defunti a tutela de’ pubblici e privati interessi. Veramente grandioso è questo stabilimento: i stipi per la riposizione delle scritture di sode e ben operate tavole di noce furono con ottimo scompartimento disegnati dal professore Luigi Orelli: s’innalzano dessi a tre piani ai quali vi si ascende per comode scale negli angoli situate […]”.
Le cose rimarchevoli della città di Novara, F.A. Bianchini, pp. 165- 166, Lampi di Stampa 2003
Siamo ai tempi della Novara Napoleonica: il Prefetto dipartimentale Mocenigo si rivolge al Ministro di Giustizia con una lettera del 23 luglio 1806 invitandolo ad insediare a Novara l’archivio notarile, istituito in tutti i capoluoghi di Dipartimento con regio decreto del 17 giugno 1806. È necessario quindi trovargli una sede; viene incaricato l’architetto ingegnere Luigi Orelli – insegnante, come già detto, di disegno e architettura nel liceo dipartimentale – che con solerzia visita numerosi edifici e, infine, sceglie l’edificio della ex chiesa della Maddalena, lì accanto al liceo Dipartimentale, perché “costrutto con solidità” e giusto per l’inserimento di un ampio deposito capace di contenere “tre ordini di scaffali posti di contro alle pareti”. Orelli trova una soluzione architettonica che non gravi eccessivamente sulle casse comunali: unifica, dunque, il coro e la chiesa con la demolizione del muro divisorio e l’elevazione del livello della chiesa che era inferiore a quello del coro; fa collocare sulle quattro pareti altissime dell’ex chiesa delle grandiose scaffalature in legno di noce a tre ordini; pone ai quattro angoli delle scale a chiocciola, per raggiungere i piani superiori sui quali corrono dei ballatoi con robusti reggilibri destinati a rendere più agevole lo spostamento dei materiali e la consultazione stessa delle carte. Nel 1824 Orelli è chiamato ancora ad operare sulla struttura, questa volta per rimaneggiare una porzione acquisita dal Comune di Novara l’anno prima.
Luigi Orelli ha l’onore anche di operare in quello che oggi è il palazzo del Municipio novarese, Palazzo Cabrino. Nel corso dei primi anni del 1800 il palazzo infatti diventa oggetto di grande attenzione perché dal 1803 è la sede del governo dipartimentale napoleonico. Considerata la sua nuova veste, si inizia ad avvertire la necessità di nuovi spazi interni che rispondano alle nuove funzioni amministrative che deve accogliere.
“Strumento di partenza per i lavori era stata la nuova descrizione redatta il 17 maggio dello stesso 1803 dall’ingegnere Stefano Ignazio Melchioni […]. Gli interventi erano iniziati subito: a quelli del 1803 affidati all’ingegnere Paolo Falcona avevano fatto seguito i lavori del 1809 realizzati su progetto dell’ingegnere dell’ingegnere Luigi Orelli e altri, di minore portata, eseguiti nel 1811, 1813, 1833 e nel 1849”.
La Novara del Bianchini dal 1828 ad oggi, Lampi di Stampa, p.52
Il suo nome è, però, strettamente legato al palazzo del Mercato di Novara, descritto ad esempio da Francesco Antonio Bianchini, noto storiografo novarese, nella sua guida alla città Le cose rimarchevoli della città di Novara.
PALAZZO ORELLI (già PALAZZO DEL MERCATO)
“Nel sito più ameno e ridente della città, dappresso alla vasta piazza del castello e dei pittoreschi pubblici giardini, sorge maestoso un edificio specialmente destinato al mercato delle granaglie, che ne’ lunedì, giovedì e sabbati di tutto l’anno in questa importante piazza commerciale si tiene. […] Di forma pressochè quadrata è questo grandioso stabilimento il quale offre allo sguardo non un semplice sito di mercato, ma bensì un vero foro frumentario, una vera basilica mercuriale.
Un portico svelto e leggiadro, d’ordine dorico a colonne isolate di granito bianco e nero, fornito del corrispondente architrave reggente le rispettive arcate, esteriormente adorna il detto fabbricato lungo i lati di levante, mezzogiorno e ponente.
Per viemeglio garantire la solidità reale, ed apparente del portico suddetto, e per evitare quella gelata identità e monotono compartimento, sino al presente quasi generalmente osservato nella costruzione di somiglianti edificj, venne ciascun lato diviso in diverse campate di filari di colonne intermedie d’altre consimili minori, fiancheggiate da pilastri a fascia, con vano di porta arcata ed intermedia condecorata analogamente allo squisito gusto della scuola di Palladio, e corrispondente alle aperture d’accesso nel divisato locale, ed agli estremi di ciascun lato, di fronte alla normale del vano interno delle singole ale.
Superiormente s’innalza un proporzionato piano di fabbricato, con prospetto del pari ripartito uniformemente all’impianto del portico sottostante, e con finestre fregiate di sovr’ornato orizzontale ne’ campi rientranti, ed aperture rettangolari decorate di frontone negli avancorpi, con eleganti balconi antistanti”
Le cose rimarchevoli della città di Novara, F.A. Bianchini, pp. 159- 161, Lampi di Stampa 2003
Che dire oltre del grande palazzo del Mercato? Progettato da Luigi Orelli nel 1816, è terminato solo nel 1842. Una particolarità: la fronte principale non è rivolta sulla piazza bensì sul corso principale. L‘edificio viene pensato per esaudire ogni necessità dei mercanti:
“ I portici cui stanno uniti i magazzeni per il deposito de’ grani servono al mercato: hassi nell’interno un quadrilungo ed ampio cortile: comoda ed estesa abitazione ad uso d’albergo debitamente disimpegnata medianti adatte scale situate a vista, ed a portata de’ concorrenti, somministrano le tre maniche di fabbricato di levante, mezzogiorno e ponente: quello di settentrione ampie, luminose e ventilate scuderie a doppio ordine contiene, con sovrapposto fienile, e con portico antistante per la sottoposizione de’ ruotanti, e superiore abitazione ad uso de’ vetturali e de’ famigli dell’albergatore.
Spaziosi sotterranei convenevolmente illuminati sottostanno al pian terreno, e per preservarlo dalla nocevole umidità, e per fornire il divisato locale di comodi adatti, e per la risposta del vino e delle legna, e per uso ben anco di scuderie indispensabilmente occorrenti ne’ tempi di fiera in sussidio di quelle come sovra esistenti al piano terreno, alle quali si discende medianti alcuni agiati rami a rampa cordonata sottoposti alla scala principale.
Da principio erasi dal Municipio divisato d’innalzare le semplici ale del porticato per il traffico de’ cereali, si pensò dappoi edificarvi sopra, e costrurre nell’interno a comodo de’ negozianti un grand’albergo.
Questi mutamenti angustiata non poco avranno la mente dell’inventore del disegno; ma il professore Luigi Orelli nostro concittadino cui si debbe questa bella architettura, seppe le difficoltà del luogo, e le generate dai discordi e spesso cangiati pareri maestrevolmente superare, per cui da questo magnifico monumento avrà mai sempre rinomanza di architetto nell’arte sua perito, industre ed erudito.”
Le cose rimarchevoli della città di Novara, F.A. Bianchini, pp. 162- 163, Lampi di Stampa 2003
Non è stato facile realizzare da parte dell’Orelli l’edificio perché il Comune dovette prima acquisire la proprietà delle abitazioni del rione e in seguito appaltare le demolizioni e la costruzione delle singole parti del Mercato. Orelli vigila, decide e sceglie.
Luigi Orelli non lasciò mai la sua città: coniugato con Maria Teresa Ponzani, ormai censito come possidente, risiede per tutta la vita nella parrocchia di San Gaudenzio. Ebbe modo di conoscere i grandi rivolgimenti storici, formò molti dei tecnici che promossero Novara, insegnò la bellezza nella semplicità e nella utilità, anticipando di qualche decennio il pensiero di Alessandro Antonelli, donò il suo impegno costante fino a che a 77 anni il 29 agosto 1845 lasciò questa terra definitivamente.
Testi e ricerca immagini: Emanuela Fortuna
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